sabato 25 aprile 2009

E' ora di crescere, Josh.

Quante volte mi sarò sentito dire questa frase?
Incastrato in un universo dove le persone trovano pian piano la loro strada, il loro posto, che sia un piacevole lavoro samedayeveryday, o un bel rapporto pre-matrimoniale, piuttosto che una celebrità momentanea in qualche buco in cui la gente t'applaude oggiemaipiù, mi chiedo quale sia il mio di posto.
In realtà non me lo chiedo per niente, è una domanda che si insinua nel mio cervello ogni volta che osservo -da bravo voyeur- le vite degli altri, che invece il loro posto l'hanno trovato, o stanno provando a raggiungerlo. Io un posto non ce l'ho.
Per come la vedo io è come se fossimo tutti a guardare un film ad un vecchio cinema: c'è chi si è prenotato la poltronissima al centro in mezzo alla sala, chi arriva e prende il suo posto un po' dove capita, chi è più fortunato e riesce a mettersi in una buona posizione (senza magari il capellone giusto giusto davanti a te), e chi -come me- arriva più tardi di tutti, è costretto a guardarsi il film in piedi e un po' se ne pente, ma un po' se ne compiace. In fondo se decidessi di andarmene non dovrei far alzare nessuno, non disturberei nessuno.
Sono nient'altro che un bambino a cui piace giocare, e non riesce a smettere di farlo. Vivo in un mondo che il più delle volte non esiste, e mi prendo da quello reale quello che mi fa divertire per qualche istante, capriccioso, mi annoio subito, e voglio altro divertimento. Ingordo, a mio modo.
Quello che proprio non riesco a capire è il perché non sono visto, il più delle volte, di buon occhio, da quelli che in giacca e cravatta alla mia età sono già belli che sistemati. E' il discorso delle nemesi. Se devi esistere tu con il tuo lavoro, il tuo rapporto amoroso, la tua cazzo di vita perfetta che funziona come un orologio svizzero, devo esserci anche io che faccio da polo (positivo)negativo.

Forse l'unica cosa che mi chiedo davvero è se sia il caso di smettere di giocare...


Ma il gioco è una cosa seria, e non tutti sono abbastanza seri per giocare.

Torno a creare i miei mondi, che è l'unica cosa che mi è sempre riuscita bene.

2 commenti:

  1. Josh, ma che diavolo di lavoro fai?!
    Voglio dire, l'Alcol (con tutto il rispetto per sua maestà) costicchia...

    Come sempre sbalordisci nel finale:
    non tutti sono abbastanza seri per giocare.
    Di un po', è tua?

    Duncan

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  2. Mia... sinceramente non saprei dirti se l'ha già detto qualcun'altro. In questo frangente, in questa roba che ho scritto (che a rileggerla mi irrita, al solito) sì, è mia.

    Sinceramente, l'ho partorita io, poi non so se è una roba nuova o meno. Poco me ne frega.

    Ma tanto mi hai già odiato nell'altro post. Il che non è che poi mi dispiaccia.

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