domenica 30 agosto 2009

Una riflessione del cazzo.

Come al solito, i sogni si fanno attendere. Altre volte semplicemente spariscono al mattino e non ritornano più. Dopo un lungo periodo di solitudine avrei tanta voglia che qualcuna delle donne che ho conosciuto facesse qualcosa per me, che mi permetta di non impegnarmi per un giorno. Un semplice desiderio. Senza scopate, mutande e lenzuola macchiate di mezzo. Sarebbe davvero così difficile?

Boh. Intanto faccio man bassa di delusioni, mentre continuo a bere qualcosa al bar con qualche amico trovato lì per caso, guardando la vita d'altri e invidiandola un po', moderno Gobbo di Notre Dame, nascosto in una cattedrale costruita sul mio essere puttana e figlio di puttana.

Forse dovrei semplicemente smetterla di tuffarmi da un monte di venere all'altro...

Naaaa, ammetto che il periodo non è dei migliori, ma non voglio certo diventare uno stupido depresso e noioso. Mi basta essere le prime due.

Mi chiedo cosa stia davvero pensando Karen adesso, ogni tanto lo faccio. Così come mi chiedo che fine abbia fatto Fairy. E Truth, che per un attimo ho creduto esistesse per davvero, ma anche lei è scomparsa, stavolta ancor prima di svegliarmi. E per un attimo ho creduto d'esser lì lì per incontrarne una nuova, forse nuova per davvero.

Comunque qualcosa sta per cambiare. Mentre io faccio l'ultimo sorso di whiskey e fumo l'ultima sigaretta della giornata.

martedì 11 agosto 2009

Let's go anywhere...

Scompaio, ricompaio, ma sono sempre fottutamente nello stesso posto.

Ho bisogno di uscire dal mio mondo per un po', ne sento un forte, fortissimo bisogno. Voglio la musica che mi spacchi i timpani e mi faccia distrarre per qualche ora, che mi porti via da tutto quello che non sopporto più.

La musica. Solo la musica. Nuda, rovente, distorta, sudata.

mercoledì 3 giugno 2009

Dreamin' about Truth.

Stanotte ho fatto un sogno.

E' una giornata primaverile, ma di quelle piovose. Io sono in maniche corte, e cammino per strada come mio solito quando pioviggina. Non fa freddo, ma l'aria è così umida che sembra esistere, sembra si possa toccare. E c'è quell'incredibile odore di terra bagnata che tutti almeno una volta nella vita hanno aspirato a pieni polmoni, ricordandosi di quando erano bambini, di quando tutto era così facile e meraviglioso.
D'un tratto mi ferma qualcuno, sento una mano piccola e decisa strattonarmi il braccio.

"Dove vai Josh?" Dice una voce femminile.

Mi volto e la guardo. I capelli neri e lunghi, gli occhi dello stesso colore. Sorride, non so perché ma ride, e sembra conoscermi. Io sono sicuro di non averla mai vista.

"Ehm...ciao, come ti chiami?" Le dico, mentre continua a sorridere. Sembra stia per saltellare da un momento all'altro, ha qualcosa di allegro questa ragazza, mi piace.

"Come? Non mi riconosci? Sono Truth!"

Cerco di fare mente locale per cercare di ricordarmi dove diavolo l'ho conosciuta. Annuisco e sorrido, fingo -male- di essermi ricordato di lei. Mi dice che non importa, e comincia a tirarmi il braccio, sempre sorridendo. Mi dice di seguirla. E io la seguo. Non posso non farlo.
Nel frattempo ha smesso di piovere, e tutto è ricoperto da un sottile velo d'acqua, che rende ogni cosa lucente e luccicante.

Mi trascina lungo un sentiero attraverso un parco fino ad arrivare ad un muro grigio e pesante, ricoperto di sterpaglie, con una piccola porticina di legno al centro. Sento l'odore del muschio e della muffa, la terra è morbida e bagnata, sembra una vagina. Mi guardo attorno e mi maledico perché riesco a pensare a qualcosa di sessuale anche in un posto del genere. Lei continua a sorridere, sembra abbia ascoltato i miei pensieri.

"Ti devo mostrare una cosa."

Dopo un istante mi ritrovo all'interno della porticina. Tutto attorno a me ci sono mura, colonne, mattoni...tutto grigio e diroccato. E tutto ricoperto di stupenda vegetazione.

"Dove siamo, Truth?" Scandisco il suo nome lentamente, quasi ad assaporarne la sincerità, la verità.

"Questo...beh, questo è il mio mondo." Non finisce neanche di parlare che lascia la presa dal mio braccio e comincia a correre.

Non posso fare a meno di notare i suoi jeans, non so per quale ragione mi saltino all'occhio, mentre cerco di starle dietro. Ma questo posto è veramente un labirinto, e ad ogni svolta lei è sempre più lontana. Sento la sua voce che mi chiama, ma la sento sempre di meno. I suoi capelli lunghi e neri ora lasciano gocce d'acqua qua e là, sembra quasi una ninfa, o qualcosa del genere.

Mentre mi districo tra una felce e una pianta rampicante, arrivo in un piccolo spiazzo con al centro una fontana. Il sole filtra tra le fronde degli alti alberi. Di Truth non c'è traccia. Sento improvvisamente il desiderio di sciacquarmi la faccia, quasi mi rendo conto che è tutto un sogno, che è tutto finto, quando mi accorgo che attorno a me ci sono fiori di tutti i colori e di tutte le forme. Il profumo è inebriante, e la mia bocca si spalanca come se avessi visto la cosa più bella del mondo.

"Questo è il mio mondo..." sento sussurrarmi ad un orecchio, e mi accorgo d'essere vestito tutto di nero.

Mi sento completamente fuori luogo in questo posto, io abituato a stare avvolto nel fumo con un bicchiere davanti in qualche sgangherato bar, a parlare con la puttana di turno, o con l'ubriacone deluso dalla vita. A volte sono io quell'ubriacone.

"Questo è il mio mondo..." mi sussurra all'altro orecchio.

"E'...è meraviglioso Truth, tutto questo è meraviglioso..." Sono stupefatto. E' tutto così perfetto.

"L'ho fatto per te Josh. L'ho fatto tutto per te." dice sorridendo.

Poi mi butta le braccia al collo e si aggrappa a me. Sembra che abbia paura che io possa scappare, o che possa non piacermi tutto questo. Ma come fa a pensare una cosa del genere? Come fa a non piacermi tutto questo?

Poi mi da un bacio che dura un istante, e a me sembra che duri tutta l'eternità. Sento il sapore delle fragole, e delle albicocche. E cerco di ricordare l'ultima volta che ho mangiato questi frutti. Riapro gli occhi, convinto che lei sarebbe scomparsa, è invece è ancora aggrappata al mio collo, che sorride, con la bocca e con gli occhi. Odora di mare e di liquore aromatico. Il cuore mi batte, e la cosa mi meraviglia, quasi mi ero dimenticato che rumore facesse.


Poi mi sveglio. Mi guardo attorno, e fa tutto schifo esattamente come prima. Però è stato un cazzo di sogno meraviglioso, non c'è dubbio.

Mi alzo, e non faccio altro che pensare a Truth.

Come sarebbe bello se esistesse. Sì, sarebbe proprio bello.


domenica 31 maggio 2009

Envy.

Oggi sono andato a camminare in riva al mare.

Il tempo grigio, grigissimo, l'aria spessa e fredda. Non sembra quasi estate. Non lo è. C'era un tale silenzio e una tale solitudine, la miriade di stronzi che si riversano sulla spiaggia al fine settimana questa volta pare mi abbia risparmiato la vista e il mio travaso di bile quotidiano.

Ho pensato, ho pensato forte, fortissimo, che mi esplodevano le meningi. Era come se volessi urlare fortissimo, eppure sono rimasto in silenzio. Il silenzio è l'unica cosa che sembra esistere in questo momento. Nient'altro.

Poi mi guardo un po' intorno, una coppia passeggia lontano sulla spiaggia. Che carini, sembrano una cartolina. Una stracazzo di fottuta cartolina di merda. E ripenso a me stesso, al mio passato, a tutto quello che mi sono perso. Io che ho sempre interpretato quelle porno e di cattivo gusto, di cartoline. Quelle tipo "il cazzo con gli occhiali che dice buone vacanze"...ecco quella.

Ho un grumo nero nel centro del petto. Vorrei vomitarlo fuori, e dire al mondo intero che mi fa veramente schifo. Ma in fondo io esisto perché possano esistere quelli sereni e felici. Io esisto perché così esiste la coppietta che si fa la passeggiata sulla spiaggia.

E' semplicemente il destino, il karma, la sfiga, o forse è un'enorme fortuna. Chiamatela come cazzo volete, a me mi ha rotto le palle sinceramente.

Non c'è nulla di peggio di un sognatore.

Anzi sì, un sognatore disilluso.


Mi arrotolo una sigaretta, la accendo, cammino e ritorno a casa. E' tempo di ricominciare a fare lo strafottente, l'egoista, quello che scopa con ragazze di cui non ricorda neanche il nome al mattino. Io ci ho provato ad essere sereno, io ci ho provato a fare la persona seria. Io mi sono creato delle aspettative, io volevo cominciare a fare le cose giuste per una volta. Volevo davvero. Non ci sono riuscito. Bisogna anche accettare la sconfitta di tanto in tanto.

Certo, per uno che crede d'essere dio è abbastanza difficile.

Josh.

martedì 12 maggio 2009

Why won't you just believe?

Perché non ti basta credermi? Io su una cosa soltanto sono sempre stato sincero nella mia vita, una cosa soltanto. Ed è l'unica cosa che non riesco a far credere.

Non c'è pace per Josh. Probabilmente non ce ne sarà mai.

E la cosa più triste, è che tutto questo accade perché io sono così, e non in un'altra maniera. L'altramaniera invece da più sicurezza. Io faccio paura, una paura fottuta.

Ma io sono Dio. E' normale che faccio paura.

E allora perché a Karen manca il fiato se io non ci sono? Fottuta altramaniera. Questo mondo a volte sembra troppo difficile per me.

A volte vorrei pure io un po' di serenità. Che credete? Anche i figli di puttana hanno un cuore, solo che è più complicato trovarlo.

Josh.

domenica 26 aprile 2009

Josh e le donne.

Sarò presuntuoso, più che presuntuoso.

Ho un discreto successo con le donne. Discreto è poco, diciamo che riesco a conquistarle sempre, in una maniera o nell'altra. Cosa ci troveranno mai le donne in Josh? Penso che il famoso burrone oscuro su cui ci si affaccia quando qualcuna si avvicina a me sia un primo punto. Ciò che più spaventa più incuriosisce, si sa. Sarà anche per il mio carattere fuori dalla norma, per il fatto che sono molto chiuso. E le donne, si sa, sono curiose.

Ma il motivo principale è un altro, io credo. Motivo per il quale capita che Fairy mi richiami di tanto in tanto per passare una notte a letto con me, senza alcun pudore. Motivo per il quale una volta che una donna è stata con me, tenterà in ogni modo di rifarlo, ancora e ancora.
Io ho questo pregio (oggi sono DECISAMENTE presuntuoso). Quando vado a letto con una donna la faccio sentire unica, speciale. In quel momento riesco a dare tutto quello che sono, riesco a mettere da parte ogni maschera, barriera, muro che faccio tanta fatica a costruirmi nel resto del tempo.
E loro diventano assatanate, avvolte di sudore, con le guance rosse, che quasi si vergognano. Il loro sguardo cambia, e anche la più innocente regredisce ad uno stato primordiale di fame sessuale. Bestie. Ma nel senso buono del termine. E me ne rendo conto sempre di più guardando il mio corpo nudo, costellato di cicatrici, morsi, graffi e quant'altro. E' come se volessero farmi completamente a pezzi, come se non volessero che io mi allontanassi mai da loroi, come se volessero lasciare la loro firma, il loro "unpezzodiJoshèmio". Unghie che diventano terribili artigli affilati, che fanno scorrere il sangue, che graffiano e strappano e dilaniano. Forse è per questo che ho un tale "successo", perché così, così bestiali, riescono a sentirsi solo con me. Perché le loro storie passate, presenti o future, non offrono altro che la solita solfa fatta di bacini e romanticherie. E dopo un po' tutto questo diventa routine, stanca. Invece loro sono assetate di sangue, un sangue che solo io lascio scorrere volentieri. Sono diverso anche in questo, e almeno questa cosa la posso ritenere positiva. Nessuna dimentica Josh, mai. Perché ognuna è stata unica almeno una volta per me.
Il che, oltre a portare gli inevitabili lati positivi travestiti talvolta da orgasmi violenti di una notte, talvolta da storie prettamente fisiche che non hanno nessuna prospettiva, mi fa anche riflettere su quanto io in realtà abbia da dare. E quante difficoltà trovi nel tentare di darlo normalmente.

Per fortuna ho la mia fida chitarra, il mio fido quaderno, e i mondi che creo di volta in volta. Mi chiedo quante altre ancora avranno voglia di immergersi.


Nota per me: Sarà per questo che anche Karen continua a non lasciarmi in pace? No, non soltanto questo. Lei si è spinta un tempo dove nessuna era mai riuscita ad arrivare. Ha avuto più pazienza di tutte, e devo dargliene atto. Lei non ha avuto paura di Josh, mai. E ne porto ancora le cicatrici.

sabato 25 aprile 2009

E' ora di crescere, Josh.

Quante volte mi sarò sentito dire questa frase?
Incastrato in un universo dove le persone trovano pian piano la loro strada, il loro posto, che sia un piacevole lavoro samedayeveryday, o un bel rapporto pre-matrimoniale, piuttosto che una celebrità momentanea in qualche buco in cui la gente t'applaude oggiemaipiù, mi chiedo quale sia il mio di posto.
In realtà non me lo chiedo per niente, è una domanda che si insinua nel mio cervello ogni volta che osservo -da bravo voyeur- le vite degli altri, che invece il loro posto l'hanno trovato, o stanno provando a raggiungerlo. Io un posto non ce l'ho.
Per come la vedo io è come se fossimo tutti a guardare un film ad un vecchio cinema: c'è chi si è prenotato la poltronissima al centro in mezzo alla sala, chi arriva e prende il suo posto un po' dove capita, chi è più fortunato e riesce a mettersi in una buona posizione (senza magari il capellone giusto giusto davanti a te), e chi -come me- arriva più tardi di tutti, è costretto a guardarsi il film in piedi e un po' se ne pente, ma un po' se ne compiace. In fondo se decidessi di andarmene non dovrei far alzare nessuno, non disturberei nessuno.
Sono nient'altro che un bambino a cui piace giocare, e non riesce a smettere di farlo. Vivo in un mondo che il più delle volte non esiste, e mi prendo da quello reale quello che mi fa divertire per qualche istante, capriccioso, mi annoio subito, e voglio altro divertimento. Ingordo, a mio modo.
Quello che proprio non riesco a capire è il perché non sono visto, il più delle volte, di buon occhio, da quelli che in giacca e cravatta alla mia età sono già belli che sistemati. E' il discorso delle nemesi. Se devi esistere tu con il tuo lavoro, il tuo rapporto amoroso, la tua cazzo di vita perfetta che funziona come un orologio svizzero, devo esserci anche io che faccio da polo (positivo)negativo.

Forse l'unica cosa che mi chiedo davvero è se sia il caso di smettere di giocare...


Ma il gioco è una cosa seria, e non tutti sono abbastanza seri per giocare.

Torno a creare i miei mondi, che è l'unica cosa che mi è sempre riuscita bene.

giovedì 23 aprile 2009

La Misantropia di Josh.

Non riesco più a divertirmi con le persone, se non per pochi istanti.

Dopo tutte le storie che ho vissuto, le situazioni assurde in cui mi sono trovato, momenti in cui la vita viaggiava talmente veloce che non riuscivo a cogliere che pochi dettagli, che più in là avrei ritrovato nascosti nei fondi dei cassetti, mi hanno reso come l'acciaio: lucente e freddo.

Nessuno che riesca a stimolarmi per più di mezzora, provo noia a sentire sempre le stesse storie, le stesse tragedie, gli stessi amori, le stesse battute, le stesse fottute questioni di vita. La mia misantropia si nutre di questa sensazione e tendo sempre di più a chiudermi in un mondo che mi sono costruito io, fatto di ragazze dalle mutandine sempre bagnate che non aspettano altro che me, che mi salutano guardandomi come se fossi un cazzo di manichino di cui si sono servite per una mezz'ora, per sfogare i loro pruriti.

Mi guardo intorno e vedo situazioni al limite del mieloso, bacini e nomignoli degni delle peggiori sitcom americane. Ma almeno nei Robinson Cliff aveva un certo grado di ironia e dignità quando scherzava con Claire. Mancanze di rispetto a parte, fondamentalmente la mia è tutta invidia.

Una vita passata a inseguire vagine dalle acconciature pubiche più disparate, a innamorarmi ora della glabra, ora della super-hairy che manco i film degli anni '70, rimanendo con nient'altro che qualche macchia sul letto e un lontano ricordo di cosa significa essere qualcosa per qualcuno. Non lo so se il problema sono io, non ho mai capito se il mio terribile carattere porta le persone a scappare da me, o semplicemente a rimanermi vicino il tempo giusto di godere delle quattro cose buone che ho in tasca, per poi andarsene spaventati di fronte a un burrone di incertezza e solitudine.

Ma che ci volete fare, questo è Josh, in attesa della futura ex-signora-Josh di turno, resto sempre qua seduto, con il mio tabacco da rollare e le mutandine di chissàchi conservate in un cassetto.

Prendere o lasciare.

domenica 15 febbraio 2009

Jenni on Valentine day.

Decido di farmi una passeggiata.
Il giorno di San Valentino mi ha sempre messo una certa tristezza addosso. Tristezza non perché sono solo in questo momento (ci sono tanti altri giorni in cui posso stare così, oggi sarebbe banale), ma perché mi accorgo di quanto sia triste l'umanità.

Sul Boulevard le coppie camminano mano nella mano, si guardano, si scambiano bacini. Che schifezza, veramente. A volte i rituali di accoppiamento raggiungono veramente livelli bassissimi. Mi chiedo che bisogno ci sia di fare cenette, scambiarsi stupidi cioccolatini e mazzi di fiori, per arrivare a scopare. Perché in fondo a nessuno interessa un cazzo dell'amore. Gli uomini sono superarrapati e sperano in qualche regalo "speciale", le donne si sentono tutte contente perché possono mostrare il loro trofeo in giro, il loro scettro del potere. E basta. Non c'è romanticismo, non c'è Romeo e Giulietta, non c'è niente di tutto questo.

Ma questa giornata serve anche a vedere quanto le persone siano influenzabili. E così quelli più soli, quelli veramente soli, arrivano a livelli di depressione che vedi in giro solo nel periodo natalizio.

Il mio sgabello del bar è occupato questa sera, non mi posso sedere al mio solito posto. Il bancone è un viavai di donne e uomini che versano qualche lacrima, a volte di nascosto, si guardano intorno e cercano conforto.

Mi siedo.

"Ciao, io sono Jenni, tu come ti chiami?"

"Josh."

Le offro da bere, è veramente molto carina, forse perché è così triste.

"Anche tu solo stasera, Josh?"

"Io? Solo? Beh, io solo lo sono sempre, che è come dire che non lo sono mai."

Ci sta provando con me. Ma questa volta mi tengo i pantaloni abbottonati ben bene. Trovare qualcuno più autodistruttivo di me mi inibisce. Non sempre, ma stavolta sì.
Chiacchieramo per un'ora o più, continua a rigirarsi il bicchiere tra le mani, il bar va via via svuotandosi. Per fortuna questo è un porto franco, le coppiette stanno affollando alberghi e ristoranti. Mi offro di accompagnarla a casa. Lei accetta.

"Che fai? Sali da me?"

"Non mi sembra il caso Jenni..."

"Non sembri ragazzo da non mi sembra il caso."

"Beh, oggi è San Valentino, tu sei depressa. Sarebbe una cosa triste, e sinceramente non voglio rovinarti ulteriormente la giornata."

Non riesco ad inventarmi niente di meno patetico.

Lei sorride e scende senza neanche salutarmi. Si è offesa. Bah.

Torno a casa guidando piano, guardandomi in giro, la notte è bella perché è silenziosa, mentre le luci delle stanze si affievoliscono, e gli "innamorati" affondano le carni gli uni negli altri. 

Chissà Karen come sta. Se ci penso per più di due secondi, la gelosia mi mangia il cervello.

Josh.


giovedì 12 febbraio 2009

Porno e mito.

Oggi un po' di svago.

Ci avevate mai pensato che i miti antichi avessero inventato il porno anni e anni prima di internet e delle classiche pornocategorie?

Partiamo da Zeus, il MILF Hunter dell'olimpo. E' davvero infinita la lista delle donne che si è portato a letto. Ora, tralasciando per un attimo che Giunone era pure sua sorella (incest) - e infatti gli nasce Efesto un tantinello deforme-, dico io, che cacchio ti sposi a fare se c'hai voglia di scopare dalla mattina alla sera? Mah. 
Tra l'altro sua moglie era gelosissima, e ha provato non so quante volte a uccidere, punire, far sparire, torturare tutta la miriade di progenie che il vecchio porcone dell'Olimpo aveva generato.  
Una delle leggende più divertenti è la disputa che i due ebbero a proposito del seguente quesito: prova più piacere l'uomo o la donna durante l'amplesso?
Zeus sosteneva naturalmente che fosse la donna (vai porcone!), e siccome non riuscivano a chiarire la disputa, chiamarono un certo Tiresia a dare la sua valutazione. Dovete sapere che Tiresia era stato sia uomo che donna (tranny surprise). Il bel viados affermò che il piacere sessuale è composto da dieci parti, una la prova l'uomo, le restanti nove la donna. Era si incacchiò e lo fece diventare cieco (o fu Tiresia a forsa di smanettarsi?), mentre Zeus lo premiò allungandogli la vita (e forse non solo).
Che simpatica coppietta Zeus ed Era. In realtà guardando l'animale sacro a Era, capiamo perché il capo degli dei ne fosse sposo: la vacca.
Era era (eh vabbè, prima o poi la ripetizione doveva capitare) molto vendicativa e gelosa di suo marito.
Callista, ad esempio, fece voto di restare vergine, ma il nostro MILF Hunter dell'Olimpo si lanciò immediatamente alla sua conquista, prendendo le sembianze di Artemide (lesbian). Era se ne accorse e trasformò Callisto in un'orsa. A Lamia andò peggio, uccise i figli di secondo letto, e la trasformò in mostro. Dioniso, altro figlio illecito di Zeus, fu fatto a pezzi dai Titani. Insomma, si evincono due cose: Era era una gran cagacazzi, Zeus non usava mai il preservativo (creampie).

Lasciamo per un attimo la coppia più cornuta dell'universo, e passiamo a parlare di un'altra leggenda. Il Pomo della discordia
Zeus per una volta tenne il suo fulmine nei pantaloni, e organizzò un simpatico banchetto. Purtroppo si dimenticò di invitare Eris (la dea della discordia...un'altra cagacazzi insomma), e quest'ultima arrivò con questo pomo e lo lanciò sul tavolo. Sul pomo c'era scritto "alla più bella".

Apriti cielo.

Le donne dell'Olimpo impazzirono immediatamente, in particolare la disputa si tenne tra tre di loro. Atena, che era un po' l'intellettuale della situazione (sexy secretary), nonché dea della guerra. Poi c'era Afrodite, dea dell'amore della bellezza e della sessualità. E dello squirt aggiungerei io, visto che un altro suo nome era quello di Citerea (Cytherea squirt queen). La terza donna era la simpatica e affabile Era. Zeus venne quindi chiamato a decidere chi fosse la più bella, e rispose probabilmente "No, sono troppo imparziale", anche se nel suo cervello rimbalzava da una parte e dall'altra "col cazzo che m'incastrate stavolta!"
Venne chiamato un certo Paride a decidere, il più bell'uomo sulla terra. Le tre donne erano anche delle grandi zoccole, e promisero a Paride qualsiasi cosa purché la scelta fosse ricaduta su di loro. Afrodite però gli promise la donna più bella del mondo e l'eterno appagamento sessuale. Quella donna si chiamava Elena, di Troia. Ovviamente la scelta di Paride ricadde su quest'ultima, e nacque la famosa frase "tira più un pelo di figa che un carro di buoi".

Un'altra leggenda molto simpatica è quella riguardante la nascita del Minotauro, il mostro metà uomo e metà toro, però con le metà sbagliate (invertito sarebbe stato più tranquillo secondo me). Sapete come è nato? 
Minosse, il re di Creta, chiamò Poseidone e gli disse "mi servirebbe un toro per un sacrificio". Poseidone glielo mandò, ma Minosse non uccise il toro, perché "troppo bello". Tanto bello che Poseidone, per punire il re, fece innamorare sua moglie del toro. Sua moglie. Di un toro. Moglie. Toro.
La donna allora si traveste da vacca (nell'estetica, dentro già lo era) e si fa possedere dal simpatico animale (bestiality), e qui si arriva già a qualche pratica un po' più, diciamo così, forte. Nasce un bel bambino mostruoso che ovviamente viene rinchiuso in un labirinto e passa la vita ad ammazzare tutti. E grazie al cazzo, voi cosa fareste se vostra madre si fosse scopata un toro travestendosi da vacca?

Dioniso, dopo esser scampato ai simpatici attentati della matrigna, se ne andò in giro per il mondo a conquistare un po' di cose. Tra le sue tattiche di guerra, la più funzionale si rivelò fare impazzire le donne della citta di Argo, che non la davano più ai suoi abitanti. Subito gli fu eretto un tempio, e il dio fece rinsavire le donne, cosa che gli permise di entrare nell'Olimpo. Facendosi forte degli insegnamenti del padre, divenne il dio del vino, delle orge, del piacere, della fecondità e altre cose. In suo onore si festeggiava con enormi abbuffate e ammucchiate (orgy), e in una relazione extraconiugale con Afrodite ebbe anche un figlio. Ora, chi poteva nascere dalla dea del sesso e dal dio delle orge?


Ebbene sì signori, il qui presente Priapo (massive cock). Questo necessitava per forza di cose di un'immagine esplicativa. 
Il suo pene era gigantesco a causa di una vendetta di Era. Secondo me questa è una di quelle vendette che non le è riuscita tanto bene. Il suddetto aveva come animale sacro l'asino, era considerato di buon auspicio, e rappresentava la fertilità e la fecondità. Esigeva il sacrificio di un asino perché una volta stava per infilarsi in una ninfa quando un asino ragliò e la fece scappare. La ninfa ancora oggi ringrazia quell'asino.




Adone era un bel ragazzo, e Afrodite si innamorò di lui. La dea decise di conservarlo (???) e lo mandò a Persefone in una cassa. Persefone, credendo si trattasse di un regalo, apsì la cassa si ritrovò 'sto maschione pensando che fosse tutto per lei. Le dee naturalmente litigarono, ma arrivò il nostro amato Zeus che trovò una soluzione delle sue. Adone si dovette dividere tra due dee (threesome FFM). Per un terzo dell'anno doveva stare con Afrodite, per un altro terzo con Persefone, e per l'ultimo terzo con qualcuno a scelta sua. Secondo me Zeus e Adone erano amici al baretto dell'Olimpo.



Potrei continuare all'infinito, ma per oggi direi che ci si può fermare qua, magari ne riparleremo nel prossimo post di svago. Anche se due parole su Iside e Osiride andrebbero spese. I Bobbit dell'antico Egitto. Ma in fondo oggi si parlava di mitologia greca, quindi direi che la possiamo finire qua.

domenica 8 febbraio 2009

Rape me.

"Pronto?"

"Che fai?"

"Fairy sono le cinque del mattino, cosa vuoi che faccia?"

"Stavi bevendo, o suonando?"

"Tutt'e due. Cosa c'è?"

"Voglio scopare."

E chi sono io per dire di no? Tanto lo so che poi mi sentirò usato, tanto lo so che mi ha chiamato soltanto per distendere i nervi. So che dopo mi sentirò sporco e squallido. E mentre penso questo sono già in macchina che percorro il boulevard, costeggiando puttane e clochard che mi guardano dai marciapiedi; le prime ammiccanti, i secondi mi insultano. Sono un malato di sesso, non meno di quell'uomo d'affari che si carica due bionde. Penso che una delle due sia stata un uomo in qualche vita precedente.

Nel frattempo sono quasi arrivato da Fairy. Corro da lei, salgo, non mi saluta neanche che mi ficca la lingua in gola. Animalesca quando vuole. Mi da quasi fastidio. Mi bacia, e so che non la rivedrò per chissà quando, finché non avrà di nuovo certi pruriti. Sono sudato, fumo una sigaretta e penso al freddo che mi prenderò al ritorno. Mi abbraccia, io abbraccio lei.
Solitudini che cercano conforto l'una nell'altra, consapevoli di un insuccesso inevitabile.

Quanto riusciamo ad essere tristi noi essere umani. 

Sono le sei di mattina, ritorno a casa ascoltando i Nirvana a tutto volume, meno puttane e sempre gli stessi clochard, che ora dormono. Guardo il sole sorgere oltre l'oceano e mi chiedo ancora una volta perché l'ho fatto. Provate a svuotare un bicchiere vuoto. Provateci.

Avevo lasciato un sorso di whiskey, lo butto giù e mangio un wafer. Mi fumo l'ultima sigaretta e mi metto a dormire che puzzo ancora di sudore. Non è cambiato niente.

Josh.



sabato 7 febbraio 2009

Senza fiato.

"Per quante donne possano passare nel tuo letto, per quanti capelli tu potrai odorare, per quanti sapori potranno pizzicarti la lingua, per quanti graffi ti strapperanno striscie di pelle, cercherai sempre la stessa cosa Josh. E non la troverai mai."

Disse una volta un mio amico.

E' così, non c'è niente da fare purtroppo. Cerchi quell'abbraccio, quel calore, il suo modo di toccarti, di darti un pugno per sbaglio. E non lo trovi da nessuna parte.
E allora ti siedi sempre allo stesso bar, ogni sera, sempre sullo stesso sgabello, a bere sempre lo stesso whiskey economico. In attesa.
Perché sai che l'unica donna che ti toglie il fiato è lei. Le altre sono solo stupide imitazioni.
In una eterna sensazione di mancanza, che ormai ti fa quasi piacere, ormai non riesci più a separartene. E' diventata un'abitudine pensare ai "se", e quasi non fai più caso ai "quando".

Bah, anche i figli di puttana hanno un cuore. Insomma, da qualche parte deve essere nascosto. O forse è semplicemente un desiderio di decadenza e autodistruzione. E quale maniera migliore se non quella di desiderare e rimanere perennemente insoddisfatto.

Wilde diceva che la sigaretta è il piacere perfetto, dura poco e ti lascia insoddisfatto. Il piacere di quella sigaretta non lo provo con nessun'altra. E' unica.

Cammino ancora per le strade, oggi più solo che mai, cercando a tutti i costi di evitare sguardi, di essere invisibile, di nascondermi dietro i miei occhiali da sole. Io non ci sono e, come i bambini, se non vedo voi, voi non vedete me.

Mi accendo un'altra sigaretta.

Josh.

domenica 1 febbraio 2009

The power of love.


"When the power of love overcomes the love of power, the world will know peace"
















Quanto ha ragione questo figlio di puttana?

Non importa dove, se nel suono della vostra chitarra, nel rumore del mare, nell'odore delle sue mutandine, nel sapore di una torta alle mele, nelle persone che dormono mentre voi guidate in un lungo viaggio, in una passeggiata sotto la pioggia quando tutti corrono a ripararsi, nel fumarvi uno spinello con i vostri amici più cari, nell'odore del sudore dopo aver fatto del buon sesso sfrenato con una perfetta sconosciuta...

E' pura energia vitale. Non smettete mai di cercare la vostra. Io la mia l'ho trovata. E il mio mondo conosce la pace.

giovedì 29 gennaio 2009

California Girl

Boulevard, ore 12.00 circa.

Camminare sotto il sole di mezzogiorno mi mette tristezza. Sarà perché non chiudo occhio tutte le notti, sarà perché di solito mi alzo due ore dopo mezzogiono. In ogni caso cammino per le strade triste. Gli occhiali da sole coprono l'ennesima notte passata a bere al bar; quanto vorrei la mia chitarra sparata a tutto volume nelle orecchie ora come ora. L'unico rumore che riesco a sopportare, mentre l'alcol travestito da mal di testa mi accompagna in questa passeggiata.

"Hai da accendere?"

Mi sembra di sentire una voce lontana che me lo chiede. Mi sento toccare una spalla.

"Scusa, dico a te, hai da accendere?"

Non me lo sono immaginato.
Stretta nei suoi minishorts di jeans, le chiappe che sembrano esplodere dai pantaloncini, un top che nulla lascia all'immaginazione. Sui pattini. Mastica una gomma vistosamente, con una sigaretta in mano. Spenta. L'odore di fragola mi penetra nei polmoni.
Prendo il mio accendino dalla tasca, ma lei mi anticipa, mi toglie la sigaretta dalla bocca, e accende la sua. Ha degli occhiali da sole giganteschi e orribili.

"Grazie. Io mi chiamo svbaohfoai."

Non ascolto neanche il suo nome. Eppure sono sicuro che l'abbia pronunciato. Vabbè, poco importa.

"Prego."

Mi giro e faccio per andarmene. In un qualsiasi altro momento della giornata probabilmente le avrei chiesto un appuntamento. Anzi sicuramente. Ma non a mezzogiorno.

"Ehi, rockstar, che ne dici se stasera ci andiamo a prendere una birra insieme? Offro io."

Mi ha chiamato “rockstar”. Questa cosa da una parte mi irrita, da un'altra mi fa venire un'erezione. Naturalmente seguo l'erezione, che punta dritto verso di lei.

"Facciamo alle dieci all'Helldorado. Ti aspetto. Mettiti una giacca più carina."

Non dico neanche una parola mentre mi guardo il giubbotto di jeans strappato. Nella mia testa rimbalza da un lato all'altro la frase “ma questa chi cazzo è?”.


La mattina seguente, ore 11.30 circa.

Eccola là, che dorme nello scadente letto di questo scadente motel. Nuda, a pancia sotto, con le cosce aperte, la bocca aperta, le lenzuola che le coprono un polpaccio. E' oscena.
Mi alzo in mutande, mi arrotolo una sigaretta e me la accendo, mentre guardo fuori. Oggi piove, menomale. Il mal di testa mi spacca il cervello, questa ragazza beve un sacco. A volte mi chiedo come certe donne facciano a cacciarsi in situazioni simili. Spengo la sigaretta su un mobile, mi rivesto, indosso il mio giubbotto di jeans. Lei apre gli occhi lentamente.

"Questi sono i soldi per la stanza. Cerca di non comprarti altra merda." Le dico, mentre appoggio le banconote sul comodino.
Oddio, l'ho trattata come una puttana. O lo ha fatto lei con me?
Non mi saluta neanche, si gira dall'altra parte e si riaddormenta. Rimango per qualche attimo a guardarla, tutto quello che ieri notte mi sembrava sexy ed eccitante mi sembra soltanto un cumulo di carne spenta e puzzolente. Ho voglia di farmi una doccia.
Chiudo la porta dietro di me. Cazzo, siamo venuti con la sua macchina. Ci metterò un'ora per ritornare a casa a piedi. Poco importa.

Mi rimane un dubbio. Come si chiamava?

La chiamerò California Girl.

martedì 27 gennaio 2009

Presentazioni.

Io non sono Josh. Io sono Josh.

Non so per quale razza di ragione siate capitati qua, e non so neanche per quale motivo dobbiate proseguire a leggere. Non me ne importa un cazzo in realtà.
Io sono quello che tutti voi avete desiderato almeno una volta nella vita. Io faccio quello che voi non fareste mai, a me non me ne importa un cazzo delle conseguenze. Io sono presuntuoso, io sono impulsivo, io sono un figlio di puttana. Figlio di puttana. Mettetevi bene in testa questa definizione.

Figlio di puttana.

Che poi, tra me e voi, diciamocelo, l'unica differenza è che io lo ammetto.

E' meglio che ve lo mettiate in testa sin da ora, oppure tornate a leggere il blog di Hello Kitty. In fondo ognuno si masturba come preferisce.
A questo punto vi sarete chiesti “ma questo che vuole?” o qualcuno di voi, in pigiama, avrà pensato “ma chi si crede di essere? Ecco un'altra attention whore”. Sì, ci avete preso benissimo, sono una stramaledetta attention whore, non ne ho mai abbastanza di me stesso. Voglio che più gente possibile mi ami, e voglio che più gente possibile mi odi. Non fa nessuna differenza.
Non voglio responsabilità se quello che leggerete infastidirà i vostri piedi nelle vostre calde pantofole, non me ne importa niente. Siete voi che lo avrete voluto.

A voi la scelta, lettori. Questo posto potrebbe essere un inferno. Potrebbe.

O potreste trovare sfogo letterario ai vostri desideri più nascosti.

Ora me ne torno a dormire e a smaltire la sbronza. A presto.

Infedelmente vostro.

Josh.

I Wanna make it wit chu.

You wanna know if I know why?
I can't say that I do
Don't understand the evil eye
Or how one becomes two

I just can't recall what started it all
Or how to begin the end
I ain't here to break it
Just see how far it will bend

Again and again, again and again
I wanna make it
I wanna make it wit chu
Anytime, anywhere
I wanna make it ''(again and again)''
I wanna make it wit chu

Sometimes the same is different
But mostly it's the same
These mysteries of life
That just ain't my thing

If I told you that I knew
About the sun and the moon I'd be untrue
The only thing I know for sure
Is what I wan' do

Anytime, anywhere
I wanna make it ''(again and again)''
I wanna make it wit chu
Anytime, anywhere
I wanna make it ''(again and again)''
I wanna make it wit chu
I wanna make it ''(anytime, anywhere)''
I wanna make it wit chu, yeah
I wanna make it,
I wanna make it wit chu, ooh

I wanna make it ''(again and again)''
I wanna make it wit chu
I wanna make it ''(anytime, anywhere)''
I wanna make it wit chu
I wanna make it ''(again and again)''
I wanna make it wit chu
I wanna make it ''(again and again)''